
La grande villa di età romana tardo imperiale, sulla sponda destra del fiume Tellaro nel comune di Noto, scoperta agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso a seguito di scavi clan-destini, si estendeva al di sotto di una masseria di età sette-ottocentesca.
Il corpo centrale è organizzato intorno a un peristilio, circondato da vani abitativi, di cui si conservano soltanto quelli dei lati nord e sud. Tutti gli ambienti erano ornati di mosaici pavimentali, tra i quali si distinguono, per complessità compositiva e valori pittorici, la rappresentazione della scena del riscatto del corpo di Ettore e le scene di caccia, disposte intorno ad una figura femminile seduta, forse la personificazione dell’Africa.
I mosaici, datati alla metà circa del IV sec. d.C., trovano i più immediati confronti in quelli di Piazza Armerina e di alcuni centri dell’Africa Proconsolare e sono probabilmente opera di maestranze di gusto artistico africano, con componenti figurative romane.
La villa del Tellaro, con la villa della stessa epoca che fu scoperta a Patti Marina nella provincia di Messina, e la villa di Piazza Armerina, rappresentano i punti di riferimento per l’analisi degli aspetti socioeconomici della Sicilia nell’Antichità.
I mosaici delle tre aree a lato nord sono stati restaurati nei laboratori del Soprintendenza di Siracusa. Sono stati in mostra a Noto alla chiesa di San Domenico da luglio 2003 a gennaio 2004. Adesso si è in attesa del trasferimento presso il luogo originario, la villa Caddeddi – Tellaro.

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