
Sulla costa tra Santa Marina e Malfa. Il villaggio risale all’età del Bronzo medio (1500-1300 a.C.) quando nelle isole Eolie è diffusa la cultura del Milazzese. La eccezionalità di questo sito è nello stato di conservazione delle strutture preistoriche che dal momento in cui furono abbandonate non hanno subito alcun intervento successivo.
Sono state portate alla luce 25 capanne, ovvero ambienti a pianta ovale o circolare di circa 3-4 metri di diametro, scavati interamente nella roccia vulcanica (lapillo) e foderati a perimetro del taglio da un muro a secco costruito con grandi pietre di mare e pietre vulcaniche, o in alcuni casi solo parzialmente o in altri privi di muro.
All’interno delle capanne sono rimasti gli oggetti di uso quotidiano e gli arredi quali mensole, focolari e piani di lavoro. Per quanto riguarda gli oggetti, si tratta di vasi che servivano per mangiare e per cucinare e strumenti di pietra utilizzati nelle attività di lavoro.
All’interno di ogni capanna vi era anche un grosso contenitore (pithos) impiegato per conservare l’acqua; alcuni di questi grossi vasi, insieme a delle canalette, sono stati trovati fuori delle capanne ed erano usati per raccogliere l’acqua piovana. Le capanne potevano avere usi diversi: magazzino, spazio comune con il focolare o rifugio notturno.
Gli oggetti rinvenuti durante gli scavi del villaggio sono esposti nel Museo Civico di Lingua a Salina e nella Sezione isole minori del Museo Archeologico Regionale “Luigi Bernabò Brea” a Lipari.
L’eccezionalità della scoperta è nello stato di conservazione delle capanne che dal momento in cui furono abbandonate non hanno subito nessun intervento, se non il naturale processo di riempimento: un unicum nel panorama della preistoria delle Isole Eolie che suscita curiosità e ammirazione a chiunque abbia voglia di scoprirlo.

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