
Il Museo Archeologico di Aidone è oggi ospitato all’interno dell’ex Convento dei Padri Cappuccini, realizzato tra il 1611 e il 1613, con annessa Chiesa di San Francesco. Lo scopo dell’allestimento museale, che presenta un andamento cronologico e tematico, è quello di illustrare la storia dell’antica città di Morgantina, attraverso i suoi oltre mille anni di vita, dall’età del bronzo all’età romana. Fondata nel II millennio a.C., la città ha attraversato diverse dominazioni, raggiungendo l’apice del suo splendore sotto l’influenza greca e iniziando un’irrimediabile decadenza sotto la dominazione romana.
Le diverse vicissitudini della città e la sua ricca struttura urbanistica sono narrate nel percorso museale grazie all’esposizione di numerosi reperti e manufatti. La raccolta esposta oggi, suddivisa in 11 sale, proviene dagli scavi condotti fin dagli anni ’50 del secolo scorso. Ceramiche, argenti, acroliti ed elementi architettonici di varia natura aiutano a ricostruire lo splendore e la cultura di una delle antiche città più note dell’entroterra siciliano.
Il Museo custodisce oggi i resti di un’imponente scultura “La Dea di Morgantina”. Pur essendo uno degli esemplari di maggior pregio conservati nel Museo Archeologico di Aidone, ha compiuto una lunga e tortuosa strada prima di arrivare in queste sale.
Nel 1986 fu infatti venduta illecitamente al Paul Getty Museum di Malibù, che non approfondì mai i dettagli sull’origine della statua, per la cifra di 18 milioni di dollari. Una volta provata la provenienza da una campagna di scavo illecita presso Morgantina e ascoltate le testimonianze di alcuni trafugatori pentiti, nel 2011 il museo americano fu costretto a restituirla all’Italia.
L’interesse del museo californiano è spiegabile con l’alto valore del manufatto: si tratta di un esemplare originale di statuaria siceliota, vale a dire risultato della cultura greca importata in Sicilia, datato al V secolo a.C.. Alta oltre due metri, rappresenta una divinità femminile in movimento, dal temperamento austero: il corpo segue la regola della ponderazione, tipica della statuaria greca, che prevede un bilanciamento del peso corporeo su una gamba sola, lasciando l’altra a riposo e garantendo estrema naturalezza alla posa.
Le vesti, aderenti al corpo in modo da renderne il movimento, sono caratterizzate da un panneggio estremamente fitto. Il corpo è realizzato in calcare, che un tempo doveva essere colorato, mentre la testa, le braccia e i piedi sono in marmo pario. La statua è lavorata nel dettaglio anche sul retro, elemento che lascia pensare ad una collocazione su un piedistallo.

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