“LA PERLA NERA” DI CATANIA, L’ANFITEATRO ROMANO

 
Parco archeologico di Catania e della Valle dell'Aci

L’anfiteatro romano di Catania è uno dei simboli della città etnea, per dimensioni è il secondo monumento romano più grande dopo il Colosseo. E’ un esempio unico perchè realizzato in pietra lavica. Fu l’Etna, come sempre, ad avere un ruolo cruciale nella realizzazione dell’Anfiteatro: solo in parte era rivestito da marmo bianco. Giorgio Romeo, giornalista de La Stampa. l’ha definito come vero e proprio vero e proprio «Colosseo nero». L’anfiteatro di Catania, infatti, è inoltre strutturalmente il più complesso degli anfiteatri dell’isola.

 

Venne costruito probabilmente nel II secolo, nel 300 a. C., ai margini settentrionali della città antica, a ridosso della collina Montevergine che ospitava il nucleo principale dell’abitato. La zona dove sorge infatti, che oggi fa parte del centro storico della città, in passato era adibita a necropoli. Esso è parte del Parco archeologico greco-romano di Catania. L’Anfiteatro nasceva, quasi come fossero tutt’uno, accanto all’antica collina. E’situato esattamente nel centro storico della città etnea, tra piazza S. Francesco, via Vittorio Emanuele, via Timeo e via Teatro greco. A est confina con un teatro minore, detto Odeon.

 

Dell’anfiteatro romano di Catania oggi sono visibili parte dell’arena, il muro del podio, parte dell’ambulacro e delle gradinate soprastanti. La struttura si sviluppa attorno a un’arena ellittica e si imposta su una serie di vani a raggiera con volta a botte, funzionali al sostegno dei settori superiori e delimitati da un corridoio anulare esterno, aperto, caratterizzato da una facciata con pilastri. Un sistema di travi e blocchi di pietra, di cui rimane traccia, sosteneva la copertura in tessuto (velarium) funzionale a proteggere gli spettatori da piogge e sole.

 

Di dimensioni ridotte al momento della edificazione (II metà I sec. d.C.), Intorno alla metà del II secolo d.C. subì un ampliamento che lo pose tra i maggiori anfiteatri della penisola e ne aumentò la capienza oltre i 15.000 spettatori, così da servire verosimilmente l’intero bacino etneo.

 

L’edificio rimase in uso probabilmente fino al IV secolo d.C., quando si installarono al suo interno botteghe di commercianti e artigiani, attive fino al VI-VII secolo d.C. Di seguito fu ridotto a “cava di pietra” e, dopo il terremoto del 1693, progressivamente obliterato da edifici a esclusione della porzione ritornata alla luce.

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