
La Villa del Casale è un’imponente latifondo, con funzione amministrativa, residenziale e di rappresentanza. I suoi oltre 3000 metri quadri di mosaico rispondono ad un preciso programma sia di rappresentanza, sia indicativo della cultura del padrone di casa. L’identificazione del proprietario della Villa non è, ad oggi, certa; secondo i più recenti studi, è attribuita ad un alto esponente dell’aristocrazia senatoria romana, forse un Praefectus Urbi (un responsabile dell’ordine pubblico della città di Roma).
La Villa del Casale fu edificata tra il III e il IV sec. d.C. al di sopra di una villa rustica del I-II sec. d.C. Nel 1955, l’archeologo Gentili riportò alla luce gli ambienti principali della villa, sebbene gli scavi siano tutt’ora in corso. Nel 1997 è stata inserita nella lista UNESCO.
L’edificio si sviluppa su una superficie di circa 3500 mq e si compone di alcuni nuclei: l’ingresso monumentale; il complesso termale; il peristilio quadrangolare, contornato da aree residenziali e di servizio; il corridoio della Grande Caccia; la Basilica, circondata dagli appartamenti padronali nord e sud; la zona di rappresentanza a sud.
L’accesso alla Villa avveniva attraverso un arco onorario a tre aperture, arricchito da due coppie di fontane. Attraverso questo passaggio si accedeva a una corte porticata con colonne in marmo, capitelli ionici e una fontana quadrata.
A nord, l’accesso era previsto attraverso la cosiddetta Edicola di Venere, il passaggio per le terme. Ad est, invece, alcuni gradini conducevano al vestibolo quadrato, decorato da un mosaico in cui sono rappresentate figure coronate d’alloro, probabilmente a un corteo d’accoglienza per il dominus (padrone di casa) o per gli ospiti.
La Villa fu frequentata anche in età bizantina e araba, per essere parzialmente distrutta in epoca normanna (XII sec.). Nell’area in cui sorge, tra il XIV e il XV secolo si sviluppò un centro agricolo, denominato il Casale, da cui deriva l’odierna denominazione.

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