
Grazie al progetto finanziato dal Gal Metropoli Est e patrocinato dal comune di Santa Flavia, con la direzione scientifica del Parco archeologico e il coordinamento dell’archeologo Emanuele Tornatore, torna fruibile al pubblico, l’area della necropoli fenicia di Solunto.
«La riapertura della necropoli è importante – sottolinea Targia – perché la restituiamo alla pubblica fruizione dopo 15 anni. Viene ridata al territorio e così tornerà anche al patrimonio comunale di Santa Flavia». Alla manifestazione di ieri era presente anche il sindaco di Santa Flavia, Giuseppe D’Agostino. Un contributo alla riapertura della necropoli l’hanno data anche l’archeologo bagherese Tornatore e Laura Di Leonardo, del Parco archeologico. Tornatore ha dato notizie sulla necropoli ai presenti, raccontando la storia del sito archeologico. Nei giorni scorsi l’area è stata ripulita grazie all’interessamento del Comune di Santa Flavia.
«Questa porzione di terreno – sottolinea Tornatore – venne acquisita al patrimonio pubblico nei primi del Novecento, quando era di proprietà di un privato. È ben conservata e ci consente un’ottima lettura dell’area. Si tratta di un sito importante, che va fruito anche dalle scuole e dai turisti. È sicuramente un valore aggiunto per la promozione del territorio».
La necropoli di Solunto, si estende lungo il versante orientale di Monte Catalfano in località Campofranco-Olivetano su un’area contigua alla stazione ferroviaria di Santa Flavia.
Si tratta di un’area di ampia estensione con numerose sepolture fittamente stratificate inquadrabili, in base ai materiali rinvenuti, in un arco cronologico che va dall’inizio del III sec. a.C almeno fino alla fine del I sec. d.C., dunque relativa alla fase tardo-ellenistica-romana dell’abitato soluntino.
Le tombe scavate nel banco compatto di calcarenite, che caratterizza la natura del sottosuolo, presentano una tipologia costante, peculiare delle aree cimiteriali fenicio-puniche. Il tipo di sepoltura più diffuso consiste in un semplice loculo rettangolare destinato a contenere una singola inumazione. Ma sono presenti anche tombe con una o due camere ipogeiche con ripiani per la collocazione dei sarcofagi e con un ampio “dromos” che conduce all’ingresso provvisto di gradini.
Altro cospicuo numero di tombe, non dissimili dalle precedenti, sono state rinvenute nell’area arcaica scavata tra il 1968 e il 1993 dal Tusa e dall’archeologa Caterina Greco attuale direttrice del museo Salinas.
L’area potrà essere visita dal lunedì al sabato dalle 9 alle 16,30 e la domenica e i festivi dalle 9 alle 13.

I MOSAICI DELLA VILLA DEL TELLARO A NOTO
Gli splendidi mosaici, datati alla metà circa del IV sec. d.C., trovano i più immediati confronti in quelli di Piazza Armerina.
ADRANO E LE MURA DIONIGIANE
Le mura sono convenzionalmente definite “mura Dionigiane”, volendone attribuire la costruzione al primo impianto della città.
PARCO DI LEONTINOI: DAL NEOLITICO AD OGGI
Le testimonianze archeologiche e i ritrovamenti documentano la lunga storia del sito dall'età neolitica fino all’età del ferro.
L’ANTICA CARONIA A STRAPIOMBO SUL MARE
Secondo il racconto di Diodoro Siculo (12.8.2), Kalè Akté venne fondata da Ducezio intorno al 446 a.C.
GLI AFFRESCHI DI SANTA MARIA DELLA GROTTA
Gli altari della chiesa vennero decorati con affreschi che testimoniano la restaurazione del monachesimo greco.