
Nell’estate del 1979, cominciò a circolare ad Aidone (Enna) la notizia di una singolare scoperta: una serie di elementi di sculture in marmo (due teste con alcune mani e piedi) sarebbero state trovate da scavatori clandestini in contrada S. Francesco Bisconti.
Si trattava di due statue di grandezza di poco superiore al vero, raffiguranti due dee sedute, affiancate, identificabili con Demetra e Kore. Il culto demetriaco era ampiamente diffuso in Sicilia fin dal VI sec. a.C., e Morgantina ne reca testimonianza, attraverso tutta la sua storia, con una serie di santuari dislocati sia all’interno che all’esterno della città.
Il più antico (da cui provengono gli acroliti) è stato identificato in contrada San Francesco Bisconti: un complesso di sacelli allineati che si scaglionano su tre livelli sul ripido pendio di una collina, fra la città arcaica e quella ellenistica, e che resta in uso dal VI al III sec. a.C. I sacelli ospitavano sia le offerte alle divinità, come le statuette votive, e i piccoli oggetti di uso quotidiano legati alla celebrazione dei riti, sia i simulacri delle dee, talora anche di grandi dimensioni. Le statue di cui rimangono i frammenti esposti erano eseguite nella tecnica acrolitica, con le estremità (teste, mani e piedi) realizzate in marmo e innestate su un corpo in legno rivestito di stoffe.
Gli Acroliti di Morgantina, databili intorno al 530 a.C., costituiscono il più antico esempio conosciuto di questa tecnica, ma soprattutto rappresentano uno dei più raffinati esempi di scultura greca di influsso insulare.

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