
All’interno del territorio Ragusano, l’uso della roccia asfaltica è testimoniato dal ritrovamento di due sarcofagi di età ellenistica, scoperti casualmente in c/da Pendente; da una statua in pietra pece di S. Giovanni Battista, conservata nell’omonima cattedrale della città; dalla famosa lastra tombale contenuta nella chiesa di S. Francesco dell’Immacolata a Ibla e dalla scalinata che dà accesso al convento della stessa chiesa.
I giacimenti asfaltiferi ricadenti nel territorio ragusano sono due: il giacimento asfaltifero di Ragusa e le miniere d’asfalto di Castelluccio-Steppenosa. In entrambi i casi, la loro origine è dovuta presumibilmente ad imbibizione da parte dei depositi petroliferi esistenti nel sottosuolo ed emigrati dalle profondità lungo le superfici di minor resistenza dei sistemi di discontinuità e delle fratture profonde dell’intero ammasso roccioso. Il contenuto in bitume della roccia asfaltica dipende principalmente dalla permeabilità della roccia incassante e dalla concentrazione originaria degli idrocarburi, nonché dalle condizioni tettoniche dell’area che ne determinano le caratteristiche chimico-fisiche.
Lo sviluppo complessivo delle gallerie è di circa 1.600 m. L’ingresso originario era dato da una discenderia azionata da una caldaia a carbone, ancora visibile all’interno di un’adiacente costruzione, mentre l’aerazione delle gallerie era garantita da un secondo pozzo posto più a sud. Il materiale estratto veniva invece portato all’esterno tramite vagoncini attraverso una galleria orizzontale il cui ingresso si apre sulla vallata dell’Irminio e che costituisce oggi l’unica entrata agevole alla miniera. Percorrendo la galleria di ingresso si notano da subito le nere pareti di calcare impregnato di bitume con colate di pece solidificata, in alcune parti, risalite dalle profondità del giacimento originario attraverso le fratture della roccia.
Tale visione che si ripete più o meno in tutte le gallerie si arricchisce in alcuni settori con la presenza di depositi di calcite, di vari colori, originatasi dalla precipitazione del carbonato di calcio sulle pareti. Ma percorrendo altri settori le sorprese non finiscono e grande attenzione deve adoperarsi da parte del visitatore per evitare di calpestare sul pavimento una serie di vaschette alimentate da acqua di stillicidio che si susseguono con lieve pendenza le une dalle altre. Osservando le pareti si notano piccole stalattiti eccentriche di bitume pendenti dalle pareti, una piccola conca naturale da cui si diparte con una serie di piccole cascate ed un ruscello contornato da depositi calcitici. Le morfologie naturali originatesi dai processi carsici attivati dalle acque di infiltrazione, hanno reso le miniere di castelluccio un ambiente originale e di forte suggestione.

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