SALEMI: DA UNA MONETA D’ORO A UNA BASILICA

 

Nel maggio del 1893 il rinvenimento di una moneta doro e la speranza di trovare tesori diedero l’avvio a scavi tumultuosi e distruttivi che pregiudicarono i resti di una basilica paleocristiana dai pavimenti a mosaico, e violarono parecchi sepolcri. Il 20 agosto dello stesso anno l’archeologo Antonino Salinas recatosi sul luogo poté constatare la presenza di antichi mosaici pertinenti ad un piccolo edificio basilicale insieme ad altri resti di strutture e di un sepolcreto. Egli avviò dal 23 settembre al 2 novembre una serie di saggi che confermarono lavanzo di una chiesetta cristiana dei primi secoli, disposta esattamente da levante a ponente e di alcune tombe. Ma la notazione più interessante riguarda la scoperta di tre pavimenti musivi sovrapposti relativi a tre diverse fasi di vita dell’edificio.

 

Recenti ricerche, condotte nel territorio circostante la basilica, hanno precisato la cronologia dell’insediamento, la sua estensione (5 ha circa) ed il rapporto tra il luogo di culto e l’abitato circostante. La prospezione archeologica, condotta intorno alla basilica, ha permesso, inoltre, di definire con maggiore precisione il primo periodo di frequentazione del sito che si può far risalire ad età ellenistica (III-II sec. a.C.).
Nella fertile conca di San Miceli, fin dalla prima età imperiale, si sviluppò un modesto complesso rurale che, sfruttando la sua favorevole posizione topografica, acquistò maggiore rilevanza durante il tardo impero, assumendo probabilmente la fisionomia di un borgo rurale (vicus), con annesso un edificio di culto. Le recenti indagini hanno messo in luce i resti di alcune tombe pertinenti alla basilica, già individuate da A. Salinas, che recuperò i ricchi corredi funerari.

 

Molto significativi i dati venuti alla luce attorno all’edificio basilicale: si tratta di strutture pertinenti ad abitazioni e di un sepolcreto che farebbero ipotizzare la presenza di un cospicuo complesso rurale, probabilmente sorto su un nucleo precedente, che avrebbe raggiunto il suo flourit tra il IV ed il VI sec. d.C. e che può essere inserito nel novero dei più importanti insediamenti paleocristiani della Sicilia.

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