
Un’occupazione ininterrotta, durata oltre duemila anni e documentata attraverso una complessa stratificazione conservata intatta fino ai nostri giorni, rende l’insediamento sul Monte Iato tra i più interessanti e ricchi di storia della nostra isola.
In un paesaggio di suggestiva grandiosità e di straordinaria bellezza, nell’alta valle dello Iato, a partire dagli inizi del I millennio a.C. – e fino al totale annientamento avvenuto nel 1246 d.C. per mano dell’imperatore svevo Federico II – si sviluppò una città che, nel corso dei secoli, venne segnata dalle più importanti vicende che caratterizzarono la storia della Sicilia e, particolarmente, quella delle sue zone più occidentali.
La montagna, situata nell’immediato entroterra panormita e sovrastante gli abitati di San Cipirello e S.Giuseppe Iato, costituisce l’estrema propaggine meridionale dei monti di Palermo: dalla sua cima, elevata 852 m s.l.m. e a dominio della valle del Fiume Iato, è possibile controllare da una parte i valichi attraverso cui è assicurato l’accesso alla costa settentrionale dell’isola e all’area della Conca d’Oro, dall’altra la via di percorrenza naturale costituita dalla vallata del Belice, attraverso cui, nell’antichità, era possibile il collegamento con la costa meridionale e, particolarmente, con la colonia greca di Selinunte.
La parte alta di monte Iato è un vasto pianoro in pendenza verso Sud. L’area urbana, parzialmente cinta di mura, misurava circa 40 ettari, con un dislivello interno di più di 100 metri. La superficie urbana non era tutta ricoperta di costruzioni.
L’osservazione del terreno ci fa supporre che occupati fossero, in epoca antica, circa due terzi dell’area; rimase libera solo la parte occidentale, dove era probabilmente collocato il centro abitato di età medievale.

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