I CAMPI LEONTINI DI MONTE SAN BASILIO

 

Monte San Basilio, posto a 225m sopra il livello del mare, nell’estremità occidentale dei Campi Leontini, è un colle di forma trapezoidale difficilmente accessibile, scelto quindi per la sua posizione strategica quale insediamento sia nella prima età del bronzo sia nell’età del ferro, quando l’abitato indigeno viene ellenizzato. Scavi archeologici condotti nella sottostante pianura di Xirumi hanno riportato alla luce i resti di un santuario greco-arcaico, che testimonia indirettamente il processo di acculturazione fra l’abitato di Monte San Basilio e i calcidesi di Leontinoi.

 

Alla fine del secolo Paolo Orsi dà il via alle ricerche sul terreno, con due brevi campagne di scavo (1899 e 1922-24), individuando più fasi di vita: età del bronzo (capanna castellucciana), arcaica (necropoli indigena e 4 anfore), protoclassica (cinta muraria e costruzione sotterranea), ellenistica (necropoli), bizantina (escavazioni in roccia). Tra queste, le scoperte più significative erano la cinta muraria e la costruzione sotterranea a pilastri.

 

Della cinta muraria, a grandi blocchi regolarmente squadrati, collocati con una tecnica simile a quella della cinta di Leontini, il tratto scoperto dall’Orsi correva lungo il limite ovest della spianata ed aveva quasi al centro un passaggio.

 

La costruzione sotterranea scavata nella roccia consisteva in una grande sala rettangolare (m. 18 x 16 ca.), con trenta pilastri, anch’essi ricavati nella roccia, scala di accesso e copertura a grandi lastroni della stessa pietra. La costruzione, unica in Sicilia, vista dall’Orsi come una “conserva d’acqua”, trova interessanti confronti nel bacino del Mediterraneo a Perge di Cilicia.
Durante l’ultima campagna, l’Orsi recuperò da una tomba (“tomba del duce ignoto”) scoperta dentro la costruzione sotterranea, un’armatura di bronzo (Siracusa, Museo archeologico).

 

Il grande studioso, data l’importanza delle scoperte, si propose di continuare le ricerche nel sito, nel quale pensava si potesse riconoscere la Brikinnia citata dalle fonti storiche, ma non vi riuscì.
La ripresa delle indagini, stabilita dalla Soprintendenza archeologica di Siracusa nel 1980 e affidata all’istituto di Archeologia dell’Università di Catania che ne diede la direzione a Sebastiana Lagona (con finanziamenti del M.P.I. e del C.N.R. e due piccoli contributi dei Comuni di Lentini e Carlentini), oltre a confermare l’esistenza delle fasi individuate dall’Orsi, ha portato alla scoperta di altre costruzioni ed all’acquisizione di nuovi dati.

 

L’estensione dello scavo sul limite occidentale della spianata (ad Ovest dell’accesso alla costruzione sotterranea), ha, inoltre, consentito la scoperta di un santuarietto rupestre e di una capanna preistorica. Il santuarietto era costituito da due grottoni scavati nella roccia e da una serie di muri, costruiti a grossi blocchi di arenaria o ricavati dalla roccia (in questo caso erano simulati i blocchi con incisioni sulla roccia stessa); al centro era una strana struttura (una specie di altare rettangolare), anch’essa ricavata nella roccia, con una gradinata dal lato sud. Dai materiali rinvenuti (in particolare lucerne e statuette di terracotta riportabili al culto di divinità femminili, forse Demetra), si è tratta la convinzione che si trattasse di un piccolo santuario.

 

La capanna preistorica, individuata nell’area del santuarietto, per la presenza di una serie di buchi per pali che ne indicavano il perimetro, molto piccola, apparteneva alla fase castellucciana (come quelle individuate dall’Orsi nell’altro pendio), fase alla quale si riportava anche una tomba scoperta nei pressi, con scheletro rannicchiato e coperchio in pietra.

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