
Il Parco, istituito con Decreto Assessoriale n. 011/GAB del 07/03/2019, comprende le aree archeologiche di Leontinoi, Monte San Basilio e Megara Iblea, ubicate nella parte settentrionale della provincia di Siracusa.
Nei colli di Leontinoi, ricadenti negli attuali comuni di Lentini e Carlentini, insistono testimonianze archeologiche che documentano la storia del sito da età neolitica fino all’età del ferro. La città greca fu colonizzata dai calcidesi nel 729 a. C. A seguito della guerra fra Leontinoi e la vicina Megara, che si contendevano il territorio, divenne Polemarco Panaitios ricordato quale primo tiranno della Sicilia. Insieme alle altre città della Sicilia orientale agli inizi del V sec. a. C. Leontinoi fu assoggettata da Ippocrate di Gela. Il tiranno Ierone vi trasferì gli abitanti di Catania e Naxos nel 476 a. C. La città riconquistò l’indipendenza qualche anno dopo. Nel 433 a. C. fu stipulata un’alleanza con Atene, dove fu mandato quale ambasciatore il celebre oratore Gorgia da Leontinoi. Dopo la pace di Gela del 424 a. C. Leontinoi fu annessa al territorio di Siracusa e quindi coinvolta nelle vicende militari della seconda spedizione ateniese in Sicilia. Il suo ruolo baricentrico nello scacchiere geopolitico della Sicilia orientale fu il motivo del suo ripopolamento alla fine del V sec. a. C. con cittadini provenienti da Akragas, Gela e Kamarina. Nel 405 a. C. fu fortificata dal tiranno Dionigi che vi immagazzinò i cereali provenienti dal suo ricco territorio, insediandovi diverse migliaia di militari. Fu inclusa nel regno siracusano di Ierone II quando i romani occuparono gran parte dell’isola. In essa fu ucciso Ieronimo, ultimo re di Siracusa. Dal 214 a.C., anno in cui la città fu occupata dai romani, iniziò un progressivo declino della città anche se il territorio dei Campi Leontini continuò ad essere fra i più produttivi dell’isola. Della città greca nel Parco sono fruibili i resti monumentali della Porta Sud e della contigua fortificazione, in territorio di Carlentini. I resti della Porta Nord sono tuttora oggetto di scavi condotti dall’Università di Catania in collaborazione col Parco.
L’abitato continuò a vivere con una ripresa edilizia in età medievale. Le case fatte di pietra citate da Al Muqadasi nel X sec. d. C. si riferiscono probabilmente alle abitazioni rupestri caratteristiche della città, di cui le fonti medievali ricordano l’importanza della fortificazione. Nonostante i danni subiti con i terremoti del 1167, 1542 e del 1693, l’abitato continuò a insistere su tre colli e le contigue valli.
Particolare rilievo ebbero i settori fortificati del Castrum Vetus risistemato all’epoca di Federico II (se ne conservano e sono fruibili i relativi resti nel colle Tirone-Castellaccio) e del Castellum Novum realizzato nella stessa epoca. Sia all’interno della città che nel suburbio furono realizzati nel corso del medioevo numerosi oratori e luoghi di culto rupestri, che conservano importanti testimonianze pittoriche.