
Museo regionale istituito in virtù dell’art. 2, comma 2, della L.R. 17/1991, dal 1997 viene inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità quale “sublime esempio di lussuosa villa romana, che illustra graficamente la prevalenza delle strutture sociali ed economiche del suo tempo”, divenendo uno dei siti Unesco più visitati in Sicilia. La Villa romana del Casale a Piazza Armerina nel IV secolo era il cuore di un importante latifondo, con spazi per l’amministrazione dell’azienda, magazzini per i prodotti, funzione di rappresentanza per affermare il potere del proprietario; sin dalla metà del XX secolo si è scelto di non staccare gli splendidi mosaici ed esporli in museo (prassi all’epoca dominante), ma di consentire di apprezzare il contesto: il complesso della villa.
Inizialmente si era pensato a una residenza imperiale, ma è ormai chiaro che si tratta piuttosto di una proprietà di un personaggio altolocato. All’ epoca della scoperta si era rimasti colpiti dal grande sfarzo, oggi si conoscono in Sicilia diverse ville della stessa epoca e di livello paragonabile; ma si è fatto caso anche ad altre circostanze: ad esempio la mancanza di pietre di cave imperiali. I grandi magazzini a sinistra dell’ingresso (separati dal corpo della villa e dotati di caratteristiche specifiche per tali edifici) erano destinati ai prodotti dell’azienda (grano, olio, vino); non ci sono dubbi sulla funzione del complesso. L’ organizzazione architettonica e la decorazione sono chiaramente studiate per colpire chi arrivava per lavoro e gli ospiti di rango, ma anche per avere un ambiente piacevole da abitare e confacente alla cultura del padrone di casa. I soggetti delle scene figurate rimandano al rango del dominus, un personaggio di rango senatorio, probabilmente un praefectus Urbi (il governatore della città di Roma), ma anche un raffinato intellettuale, un philosophus. Sono state proposte diverse identificazioni del proprietario: nessuna è dimostrata in maniera definitiva, ma tutte rispondono alle stesse caratteristiche.