
L’area portuale con l’arsenale, da tempo demaniale e prossima al sito dell’antica Naxos, è fruibile dalla moderna Via Larunchi, estendendosi a nord del centro urbano, nella baia protetta da Capo Schisò.
L’edificio occupa le estreme pendici orientali della collina di Larunchi, acropoli della città, e si allinea con il muro di fondo e con il tracciato dello stenopos 6, da cui si distacca 150 m.

In posizione dominante, occupa il crinale della collina omonima. Studi recenti hanno contribuito a risvegliare l’interesse su questo monumento legato tanto al paesaggio quanto all’archeologia. Con i 109 m di diametro della cavea è, dopo quello di Siracusa, il teatro più grande non solo della Sicilia, ma della penisola italiana e dell’Africa.

Resti di un tempio periptero sono tornati in luce, parzialmente inglobati nelle fondazioni della Chiesa di Santa Caterina, nell’angolo sud-occidentale dell’attuale Piazza Vittorio Emanuele II. La decorazione ionica del geison (cornice di trave di colmo) in marmo fisserebbe alla metà del III sec. a.C. la sua cronologia.

Costruito sul Capo Schisò, il Museo è strettamente legato al sito dell’antica Naxos: un tratto dell’antico muro di cinta attraversa il suo giardino, e dal museo prende inizio l’itinerario che si snoda all’interno dell’antica area urbana, utilizzando una stradella poderale e poi il tracciato della plateia B.
Le raccolte del Museo sono formate in massima parte da reperti dagli scavi condotti nel sito da oltre 50 anni.

Il complesso termale scoperto sul lato nord della Piazza Vittorio Emanuele, nel cortile alle spalle della Caserma dei Carabinieri di Taormina, si estendeva a Nord sotto il quartiere cosiddetto della “Zecca” dove ancora si vedono resti di muri ed arcate in laterizio inglobati nelle case settecentesche.

L’Isolabella è un isolotto, anticamente denominato «isola di Santo Stefano», al centro dell’omonima baia delimitata a nord dal capo di Sant’Andrea e a sud da capo Taormina, o di San Leo. Congiunta alla terraferma da un breve istmo sommerso o emerso a seconda della marea, l’isola, con la baia circostante, rappresenta senza dubbio uno dei paesaggi storici del Mediterraneo più suggestivi e rinomati.

Era la fortezza che controllava l’accesso alla valle d’Agrò: lungo il corso del torrente, posizionata sul versante nord. È un monastero fortificato, che esercitava funzione difensiva, con feritoie, finestre, merlature e tetto calpestabile. Anche i monaci erano attrezzati non solo con sai e sandali, ma soprattutto con armi e spade, proprio per la particolare condizione di isolamento del Monastero.

Francavilla di Sicilia è ubicato nel cuore della Valle dell’Alcantara, in un’area pianeggiante fra l’ omonimo fiume e il San Paolo, nel versante nord-orientale del territorio etneo.
Il sito, grazie alla ricchezza del suolo e dell’acqua, ma anche alle naturali vie di comunicazione (dal mar Ionio, attraverso l’Alcantara, e dal Tirreno valicando i Nebrodi e i Peloritani) risulta frequentato già in età preistorica. Materiali ceramici testimonierebbero già agli inizi del VII secolo a.C. l’esistenza di un insediamento di Greci pervenuti dalla colonia di Naxos attraverso la valle dell’Alcantara (l’antico Akèsines) su un preesistente sito indigeno. La città greca rimane anonima (Kallipolis?). Di questa sono stati messi in luce nell’area della città moderna alcuni lembi di abitato e di necropoli.