ARSENALE NAVALE DI NAXOS

Ingresso gratuito
Corsie dell'Arsenale

L’area portuale con l’arsenale, da tempo demaniale e prossima al sito dell’antica Naxos, è fruibile dalla moderna Via Larunchi, estendendosi a nord del centro urbano, nella baia protetta da Capo Schisò.
L’edificio occupa le estreme pendici orientali della collina di Larunchi, acropoli della città, e si allinea con il muro di fondo e con il tracciato dello stenopos 6, da cui si distacca 150 m.

 

Con certezza il complesso ricade all’interno delle fortificazioni, ed è fiancheggiato a sud dallo spazio dell’ agorà situato sulla terrazza sovrastante. La scoperta di ostraka all’interno dei neoria possono esserne una conferma. Il complesso è largo 28 m per una lunghezza ricostruibile di 40/42 m, avendo le moderne costruzioni fronte mare obliterato la terminazione delle rampe. Tali dati forniscono importanti informazioni di carattere geologico sulla posizione dell’antica linea di costa, arretrata rispetto all’attuale di 160 m, e sul livello del mare, più alto di circa 2 m.

 

Il complesso è formato da quattro corsie parallele e discendenti che, separate da larghi muri in tecnica poligonale, comunicano tra loro attraverso varchi. Le corsie sono di larghezza diversa (5.42 e 5.24 m rispettivamente le corsie 1 e 2; 5.64 e 5.74 m le corsie 3 e 4) e presentano una peculiarità al momento unica nel panorama dei neoria del Mediterraneo: il centro di ciascuna corsia è occupato da un rampa di sabbia che, trattenuta da muretti di pietre, conteneva la chiglia della nave. Il muro di arresto delle rampe 1 e 2 è rettilineo, quello delle rampe 3 e 4 arrotondato per assecondare lo slancio di poppa. Le rampe di sabbia sono fiancheggiate da camminamenti lastricati che favorivano il movimento dei marinai addetti alla custodia e alla piccola manutenzione delle navi. Tracce di pigmenti rosso (ematite) e blu, ritrovati soprattutto nelle corsie 3 e 4, documentano lavori di dipintura dello scafo.

 

Gli scavi hanno accertato due fasi costruttive, risalenti alla fine del VI secolo a.C./inizi V secolo a.C. l’ una, post-460 a.C. l’ altra, coincidente quest’ultima con il ritorno degli esuli e il ripristino della democrazia. Alle due fasi corrispondono due sistemi di copertura diversi: il più antico di tipo siciliano con antefisse che mostrano l’inconsueta alternanza di gorgoneia e maschere sileniche; il più tardo di tipo misto con coprigiunti pentagonali di tipo corinzio, ma con coppi maestri semicircolari.
Secondo la ricostruzione di J. Pakkanen, le corsie sarebbero state coperte a coppia (1 e 2; 3 e 4) da una serie di tetti discendenti a falda asimmetrica e avrebbero raggiunto l’altezza di 10m.

 

La scoperta nella parte alta della corsia 2 di un seppellimento della prima metà del IV secolo a.C. indica l’avvenuto abbandono del complesso, probabilmente distrutto da Dionisio I di Siracusa (403 a.C.). Su di esso nell’avanzato II secolo d.C. si sovrappone l’abitato della mansio, o stazione per cambio di cavalli, che nell’Itinerarium Antonini è riportata con il nome di Naxion.

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