
La grotta si apre lungo la falesia calcarea (fig.4), in corrispondenza di un’alta e stretta fenditura della roccia, distinta in due ambienti da un muro in blocchi di calcarenite intonacati: la parte più interna, che, secondo le testimonianze raccolte sul luogo, fu dapprima adibita ad abitazione e solo successivamente a ricovero per animali, e la parte esterna occupata da costruzioni a due piani che si affacciano su una stradella ad acciottolato.

L’insediamento su Monte Castellazzo, a 614 metri sul livello del mare, fu scoperto intorno agli anni 50 del Novecento; fu sede in età arcaica di uno dei più importanti insediamenti indigeni dell’area belicina insieme a Monte Maranfusa, Entella, Segesta, da cui dista pochi chilometri in linea d’aria.

Il sito rappresenta una delle più importanti testimonianze di epoca preistorica in Sicilia. Si tratta di un villaggio, ubicato sulla sommità della Collina di Mokarta, risalente alla Tarda Età del Bronzo (XIII-X sec. a.C.) e costituito da capanne a pianta circolare caratterizzate dalla peculiarità di un doppio ingresso.