
Le presenze archeologiche nell’isola di Lampedusa sono distribuite sia nell’ area extraurbana sia all’interno dell’area oggi occupata dal centro urbano. Tra le presenze in area extraurbana si segnalano quelle di Capo Grecale, promontorio roccioso su cui sono disposte numerose emergenze note con il nome locale di “Timpuna”. Si tratta di semplici strutture di forma irregolarmente ellissoidale o circolare, spesso riunite in gruppi e delimitate da muri di pietrame a secco, la cui funzione e datazione è incerta.
All’interno dell’area urbana sono stati rintracciati diversi lembi di un abitato di età tardo romana e protobizantina. L’area di piazza Brignone, nella quale sono state fatte diverse campagne di scavo fino al 2005, ha restituito un ampio settore dell’abitato; dallo scavo proviene una notevole quantità di materiale ceramico, in particolare anfore, vasellame da mensa in terra sigillata africana, lucerne, inquadrabile tra il IV ed il VII sec. d. C. Nell’area del c.d. Castello, sulle pendici del promontorio che separa l’insenatura del porto da quella di Cala Salina è stato messo in luce un interessante complesso artigianale, impostato su terrazze, costituito da vasche rivestite da malta idraulica e da un’area di servizio rivestita in cocciopesto. Si tratterebbe di strutture funzionali ad attività industriali quali la salagione del pesce o la preparazione del garum, in connessione con l’abitato di età tardo romana. Si conosce inoltre un’interessante lembo di necropoli coeva all’abitato in località Cala Palma costituita da un settore di sepolture a fossa sub divo e da un ipogeo, in parte utilizzato fino a tempi recenti come stabilimento per la lavorazione del pescato.
L’ipogeo, in parte naturale ed in parte adattato dall’uomo, conteneva tre livelli di sepolture corrispondenti alle tre fasi d’uso della necropoli. Le tombe, in alcuni casi scavate nella roccia in altri costruite con lastre, contenevano sepolture che hanno restituito pochissimi elementi di corredo. Alcuni dei reperti rinvenuti negli scavi archeologici sono esposti nel “Museo Archeologico delle Pelagie”, la cui visita permette di ripercorrere le principali tappe del popolamento dell’arcipelago nell’antichità.
La sala multimediale, sulle cui pareti scorrono suggestive immagini delle isole, introduce al percorso di visita secondo uno sviluppo cronologico attraverso quattro sale: la prima è dedicata alla preistoria di Lampedusa e Linosa, con i reperti del Neolitico (V millennio a.C.) e del Bronzo Antico (II millennio a.C.); nella sala successiva sono esposti i reperti provenienti dall’industria di lavorazione del pesce di età romana a Cala Salina (II sec. a.C – II sec. d.C.); segue la sala dedicata all’abitato tardoantico e alla catacomba paleocristiana di Cala Palma a Lampedusa (V-VI sec. d.C.); chiude il percorso la statua di marmo della dea Fortuna (I-II sec. d.C.), collocata nell’ultima sala dedicata anche ai rinvenimenti subacquei.