
La Villa romana del Casale a Piazza Armerina nel IV secolo era il cuore di un importante latifondo, con spazi per l’amministrazione dell’azienda, magazzini per i prodotti, funzione di rappresentanza per affermare il potere del proprietario; sin dalla metà del XX secolo si è scelto di non staccare gli splendidi mosaici ed esporli in museo (prassi all’epoca dominante), ma di consentire di apprezzare il contesto: il complesso della villa.
Inizialmente si era pensato a una residenza imperiale, ma è ormai chiaro che si tratta piuttosto di una proprietà di un personaggio altolocato. All’ epoca della scoperta si era rimasti colpiti dal grande sfarzo, oggi si conoscono in Sicilia diverse ville della stessa epoca e di livello paragonabile; ma si è fatto caso anche ad altre circostanze: ad esempio la mancanza di pietre di cave imperiali. I grandi magazzini a sinistra dell’ingresso (separati dal corpo della villa e dotati di caratteristiche specifiche per tali edifici) erano destinati ai prodotti dell’azienda (grano, olio, vino); non ci sono dubbi sulla funzione del complesso. L’ organizzazione architettonica e la decorazione sono chiaramente studiate per colpire chi arrivava per lavoro e gli ospiti di rango, ma anche per avere un ambiente piacevole da abitare e confacente alla cultura del padrone di casa.
Immediatamente contigui alle scale che portano al corridoio della “Grande Caccia” si aprono sul portico meridionale del grande peristilio due ambienti di servizio, in origine pavimentati con motivi geometrici. In un più tardo rifacimento l’ambiente più interno fu decorato con un mosaico unico nel suo genere, noto come le Palestriti o Fanciulle in bikini. Su due registri si dispongono dieci fanciulle impegnate in palestra in esercizi atletici: lancio del disco, corsa, pesi, gioco della palla; una di esse indossa il mantello del giudice e premia con palma e corone di fiori le atlete che hanno vinto le gare sportive.
In altro ambiente vi è un mosaico dove sono raffigurate due fanciulle che preparano le stesse corone di fiori. Un ambiente doppio, forse un cubicolo invernale, è decorato da un mosaico raffigurante uno spettacolo di mimi o tetimimo.

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